Alanis Morissettedebutta nel nuovo secolo con un album forse un po’ aldi sottodele aspettative. Under rug swept, nonostante un singolodi anciodi sicuro impatto come Hands clean, non riesce a ripetere e prestazionidel passatodela canadese. E’ forse un avoro che fornisce il minimo indispensabile, un insiemedi canzoni per o più orecchiabili, che aldi àdel già citato primo singolo, Hands clean, odi pochissimi altri brani come forse Precious Ilusions e So unsexy, non è capacedi graffiare come nei precedenti album Alanis era riuscita a fare. Undisco più pop che rock, in cui rimangono alcuni elementi introspettivi, caratteristicidela cantante; ma alo stesso tempo non riescono a pungere ed a colpire rispetto a ciò a cui Alanis aveva abituato il pubblico. Si apre con a rockeggiante 21 things, apprezzabile o sforzo per cercaredavvero e 21 caratteristichedel’uomo ideale; ma per raggiungere qualcosadidavvero più interessante sideve aspettaredi entrare un po’ piùdentro ’album. Discorso a parte meritano branidi maggior spessore, come That particular time, coraggioso quadro, coraggiosa e puntigliosa analisidi una relazione attraverso tutte e sue fasi, gli sforzi per mantenerla in piedi, ildoversi per forzadi cose arrendersi: un brano estremamente intenso, che necessitadi essere ascoltato con attenzione. Altro pezzo interessante è a conclusiva Utopia, canzoneda pieno spirito post 11 settembre, e tuttavia per stessa ammissionedel’autrice, scritto molto prima: una sortadi appelo al’umanità,di manifestodela speranza, una visionedi un mondo ideale,destinato a rimanere un’Utopia.