L’artista islandese continua ad usare titoli quasi tautologici;dopo “Debut”, “Post”: ciò che vienedopo.dopo il folgorantedebutto,dopo il successo planetario. Una manciatadi canzoni che sperimentano unadirezione che sidiscostadagli episodidance presenti nel primodisco. Bjork propone un’interessante quanto riuscita colaborazione con Tricky nela scritturadi “Enjoy”, forse a traccia migliore, che presenta una corposa sezione centraledi fiati impazziti. Il singolo “Hyper-balad” parte sommesso e sotterraneo, esplodendo in un ritmato ritornelo accompagnatodagli archi che,da soli, chiudono il pezzo. Una vera e propria cascatadi percussioni riporta ala mente alcune atmosferedi “Debut” in “I miss you”, mentre ’atmosfera cambia (edi molto) nele minimali “Possibily maybe”, “Headphones” e “Cover me”. “It’s oh so quiet” è certamente il pezzo più famosodi Bjork, talmente famosoda essere ingombrante nela carrieradela cantante, che ha temutodi essere identificata con questa cover, in cui mette in mostra e sue qualità vocali. Il poeta Sjon colabora neldisco scrivendo il testodel’ipnotica “Isobel”. “Post” è undisco che presenta un’artista in fasedi maturazione ma che raggiunge eccelenti risultati.