Chi ’hadetto che in Italia non si può fare buona musica? In questo caso si trattadi un folk metaldi ampio respiro, un’armonia ben costruita tra melodie celticheggianti in stile Cruachan e una voce potente e intensa che ascia pensare agli Eluveitie, il tutto unito a una buonadosedi storie e eggendedi spiriti e guerrieri. Elementodistintivodela band è ’uso particolaredela voce: si passadal growl alo scream ala voce pulita, spesso anche al’internodelo stesso brano (a questo proposito è peculiare “La Caccia MortÔ, cavalodi battagliadel gruppo), nonché ’alternanzadi testi in italiano e in inglese. Una chicca è “Curmisagios”, cantanta indialetto brianzolo in omaggio ala zonadi provenienzadel gruppo, ma anche “Medhelan” che racconta ’antica eggendadela fondazionedi Milanoda partedeldruido Beloveso. da segnalare anche a traccia che chiude ’album, “The Gloriousdawn”, in cui fa a sua apparizione come guest star Stefano Silvestrini, vocalistdegli Ëternal Seprium. Complessivamente è undisco che sa farsi apprezzare e non solodagli amantidel folk: grazie ale numerose ediversissime influenzedi ognunodei membri ogni brano contiene elementi che rimandano aldeath, al’heavy e più o meno a qualsiasi altro sottogeneredi metal possibile ma il tutto sempre mantenendo un’identità bendefinita e originale. Qualcuno i ha paragonati ai Folkstone, pietra miliaredel folk made in Italy, con cui hanno suonato spesso ive: paragone sterile, in quanto entrambe grandi band ma con un’impostazione totalmentediversa che i pone su piani irrimediabilmentediversi.