E’ il 1998 quando esce il quarto albumdi ineditidi Tori Amos, cantautrice americana. E’ un periodod’oro per a sua carriera artistica, ma è un periodo buio nela sua vita privata: ha appena perso a bambina che portava in gremboda pochi mesi e questa tragedia ’ha segnata nel suo animo. Anche in quelodel’artista. Così a rossa performer esorcizza e sue paure ed i suoi fantasmi in questo “From the choirgirl hotel” in cui fanno capolinodiversi riferimenti ala sua vicenda personale. Ma c’è altro. C’è a novitàdel sound, che si arricchiscedi elettronica edi moltissimi strumenti. In primis a batteria, suonatada Matt Chamberlain, con il quale Tori Amos segue un metododi avoro particolare: idue registrano e compongono indue ambientidiversi, madialogando attraverso un monitor. Ne vengono fuori e sonorità stranianti e percussivedi “Raspberry swirl” (che si avventura quasi nei territorideladance, madela migliore), ’andamento tribaledi “i i e e e” e adistorsionedi “She’s your cocaine”, interessante esperimento in chiave rock. A chiudere ’album c’è “Pandora acquarium”, condei ontani rimandi al’islandese Bjork nela melodia altalenantedel primo minuto (poi il pezzo prende tutta un’altra strada). Non mancano episodi più raccolti, come “Cruel” e a meravigliosa “Jackie’s strenght”.